BELLEZZE D'ITALIA

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© nicholas de lucia


Real Sito di Carditello

2025-06-11 15:35

Nicholas De Lucia

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Real Sito di Carditello

Scopriamo il Real Sito di Carditello e la sua storia!

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Il Real Sito di Carditello sorge per volontà di Ferdinando IV, nella Campania Felix. Il luogo viene individuato nel 1744, da Carlo di Borbone, come adatto all’allevamento e alla produzione agricola. I lavori per la realizzazione della tenuta cominciano nel 1787 sotto la direzione di Francesco Collecini, allievo di Luigi Vanvitelli. In uno spazio di oltre 2.000 ettari l’architetto ricava un edificio destinato sia alle attività lavorative che al sovrano che amava organizzare nella tenuta le sue battute di caccia. La fertilità della pianura in cui sorge il sito consente ai Borbone di strutturare una vera e propria “azienda agricola” Reale. La decorazione della tenuta viene affidata al pittore di corte Jacob Philipp Hackert, che sceglie un programma iconografico ispirato alla vita agricola, in linea con il carattere del sito.                                                                                                                         

A seguito dei moti rivoluzionari, la tenuta subisce molti danneggiamenti; nel 1860 l’edificio viene occupato dai garibaldini, per poi divenire di proprietà dei Savoia. Durante la Seconda guerra mondiale il sito viene occupato dagli Alleati. Dopo la sua cessione al Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, nel 1948, il bene attraversa un periodo di degrado, subisce danni, spoliazioni e diventa una discarica.  Viene poi messo all’asta per una cifra veramente irrisoria ma, per ben tre anni l’asta va deserta e riesce a sopravvivere; per quel poco che possiamo ammirare oggi, dobbiamo ringraziare un “pastore” che aveva a cuore il sito e controllava chi andava e veniva.

                    

 Nel 2013, su pressione locale, il Real Sito viene acquisito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo e nel 2016 viene creata la Fondazione Real Sito di Carditello.

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La tenuta, impropriamente definita “Reggia”, presenta un edificio neoclassico, cinque cortili e un galoppatoio in terra battuta realizzato in pendenza tanto da garantire un’erbetta sempre asciutta consentendo così ai cavalli di galoppare senza problemi. Su questo galoppatoio possiamo ammirare due obelischi e un tempietto a pianta circolare che originariamente ospitava una statua di Diana.

 

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La presenza del galoppatoio è giustificata perché la tenuta, oltre ad essere destinata alla produzione agricola, era dedita anche all’addestramento dei cavalli di razza “ Persano”.

 

Che cos’è il cavallo Persano?

La real razza di Persano è una razza equina creata nelle scuderie reali del Regno di Napoli.

La razza fu voluta dal Re Carlo di Napoli che voleva un cavallo di alto prestigio caratterizzato da resistenza, coraggio ed eleganza; in realtà aveva ricevuto in regalo, dal Sultano Mahmoud II, 4 stalloni turchi e affittò dei terreni, nella piana di Capua e più precisamente nel comprensorio di San Tammaro, qui ordinò di incrociare stalloni turchi e/o spagnoli con fattrici locali.

Ferdinando IV ebbe il chiaro intento di allevare, selezionare e mettere in mostra i cavalli della Real Razza di Persano, che erano già famosi perché ritenuti i migliori cavalli da guerra dell’epoca.

Questi cavalli furono trattati con ogni riguardo e gelosamente custoditi dai Borbone. Il re Ferdinando IV predispose ricoveri e scuderie, oltre ad un ippodromo che fu il primo a sorgere in Italia e l’unico a essere compreso all’interno di un complesso architettonico.

Le battute di caccia a cavallo servirono alla selezione degli stalloni e delle giumente, poiché riproponevano situazioni simili a quelle di guerra e di Cavalleria.

Dopo l’Unità d’Italia, la dinastia Savoia ne ordinò la soppressione nel tentativo di cancellare i segni lasciati dalla dinastia borbonica nel Regno delle due Sicilie, questo perché nel corso degli anni il cavallo persano era diventato uno dei simboli del Regno Borbonico, oggi ne resta traccia nello stemma della provincia di Napoli dove è rappresentato in posizione rampante sovrastato da una corona.

 

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Al cavallo della Razza Governativa di Persano è dato, oggi, l’onore di rappresentare il marchio più conosciuto al mondo e cioè il cavallino rampante simbolo della scuderia Ferrari.

Enzo Ferrari lo pose sulle prestigiose autovetture, dopo averlo ricevuto in dono dalla Contessa Paolina Baracca, madre del Capitano Francesco Baracca, asso dei cieli della Prima guerra mondiale che combatté con l’immagine del cavallino rampante dipinta sulla fusoliera del suo aereo, in onore del suo Reggimento e del suo cavallo della Razza Governativa di Persano.

Fu così che nacque il marchio più prestigioso del mondo, simbolo di velocità, eleganza e bellezza.

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Ma ritorniamo alla tenuta che presenta una palazzina centrale, destinata alla famiglia reale, mentre le torri erano adibite al personale e alle attività agricole e casearie. Per lo svolgimento delle sue attività il Real Sito si avvaleva dell’acqua condotta dall’Acquedotto Carolino al Parco Reale della Reggia di Caserta.

 

Dell’arredo, oggi rimane ben poco qualcosa è stato distrutto perché durante il periodo bellico la tenuta è stata occupata dai soldati alleati che hanno bruciato gli arredi per scaldarsi rovinando, con il fumo anche gli affreschi, qualcosa è stato rubato.

Alcuni arazzi sono stati portati in altre residenze borboniche come la Reggia di Capodimonte.

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Perché il nome di Real sito di Carditello?

Il sito non si trova nella città di Carditello ma a San Tammaro, si chiama Carditello perché vi si coltivava il Cardo la cui testimonianza troviamo nelle decorazioni della Cappella dell’Ascensione.

All’interno della tenuta la Cappella dell’Ascensione merita una particolare attenzione perché è uno dei pochi ambienti a conservare, della struttura originaria, le colonne in marmo di Mondragone oggi introvabile in quanto le cave sono state chiuse, il pavimento originale in cotto e la Pala dell’altare che raffigura appunto L’Ascensione.

Un grazie va alla Fondazione Real Sito di Carditello per il restauro e la valorizzazione del Complesso, oggi simbolo di riscatto sociale e territoriale.                                                                                                                                                                                                                                    

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